GUARIRE CON UNA FIABA

 

Dall’introduzione:

"C’era una volta...
C’ero una volta io, tanto tanto tempo fa’…, che un giorno mi aggiravo per casa  come un leone in gabbia. Stavo male, questo era certo,  ma non riuscivo a capire che cosa avessi. Non mi era successo niente di particolare, nulla di diverso dal solito, e allora che cos’era quell’inquietudine senza motivo, quell’andare avanti e indietro come se stessi cercando qualcosa che non trovavo, quel ‘senso di  urgenza’ di  non sapevo che cosa?
Non ci capivo nulla. Non ricordo proprio come mi sia venuto in mente di inventare una fiaba…
Ho inventato una fiaba piena di personaggi: c’era la Principessa di Luce e il Principe delle Tenebre, che molto si amavano, ma facendo parte di regni incompatibili  non avrebbero mai potuto coronare la loro unione. La mia fiaba si arrestava in circostanze drammatiche e non trovava soluzione: l’amore infelice, l’impossibilità di realizzarlo, l’impossibilità dei protagonisti di dimenticarsi, di lasciarsi, di liberarsi... insomma una tragedia! Era anche una situazione piuttosto buffa e paradossale: sembrava che per me, in quel normale pomeriggio d’estate, risolvere la storia del Principe delle Tenebre e della Principessa di Luce, fosse una questione di vita o di morte. Non vedevo perché me ne dovesse importare tanto, ma mi sentivo così completamente coinvolta nella vicenda che ho passato ore e ore di travaglio emotivo alla ricerca di una felice conclusione della mia fiaba. La soluzione è giunta che era già sera inoltrata: una soluzione piena, soddisfacente, che lasciava tutti tranquilli e ben sistemati nella loro nuova posizione. E io, con l’animo di chi ha portato a termine chissà quale eroica  impresa, me ne sono andata a dormire in pace.
L’esperienza si sarebbe probabilmente conclusa lì, non lasciandomi altro che il vago ricordo di un raptus di ‘follia fiabesca’, se non fosse accaduto, nei giorni successivi, che mi piovessero alla mente intuizioni d’ogni genere e delle più proficue. Tanti piccoli problemi di varia natura, che avevo lasciato accumulare perché per quanto ci ragionassi sopra non ne vedevo la soluzione, ora improvvisamente trovavano una risposta, ed una risposta così semplice e ovvia che mi stupivo di non averla pensata prima.
Che cosa mi era successo? Le risposte, le soluzioni, le ‘idee geniali’, ora non mi si presentavano come il frutto di lunghe e faticose riflessioni, ma come dei lampi improvvisi d’intuizione. Per il momento tenni semplicemente ben presente l’accaduto, riservandomi di ripetere eventualmente l’esperimento in futuro, se mai ce ne fosse stato bisogno.
La mia prima applicazione terapeutica della tecnica dell’inventare una fiaba, è avvenuta molti anni più tardi. A quel punto invece lavoravo già da tempo nel campo della Medicina Psicosomatica. Ma quando si ammalò un mio carissimo amico mi trovai con le mani legate: come professionista vedevo benissimo le componenti simboliche del suo disturbo, ma data la stretta relazione di amicizia non potevo intervenire personalmente come psicoterapeuta, e la sua situazione fisica stava peggiorando di giorno in giorno. Così tentai, quasi a fondo perso, la ‘via della fiaba’: gli suggerii di inventare una fiaba sul momento, così come gli veniva, poi ne avremmo parlato insieme…
La cosa assolutamente stupefacente della sua fiaba, ai miei occhi, era che conteneva una perfetta trasposizione in immagini del meccanismo fisico con cui si realizzava la sua malattia. C’è da sottolineare che l’amico in questione era del tutto digiuno di conoscenze mediche, quindi si poteva escludere del tutto ogni sua intenzionalità di inserire degli elementi ad hoc.
L’aspetto più affascinante del metodo della fiabazione è che permette di accedere ad abissi di ‘conoscenze sconosciute’ per così dire. Inventando una fiaba diamo volto ( e voce ) a dei processi interiori profondi, che nella vita di tutti i giorni restano celati alla nostra coscienza, eppure una parte di noi sa....
In quell’occasione ebbi modo di notare che la ‘risoluzione della fiaba’, ovvero il farla uscire dallo stato drammatico di empasse in cui inizialmente anche la sua fiaba si arrestava, aveva degli effetti diretti anche sul funzionamento organico. Non solo era avvenuto anche per lui quel fenomeno di ‘stimolazione dell’intuizione’ che produceva effetti positivi sulla situazione psicologica e relazionale in generale, ma era avvenuto anche un fenomeno di stimolazione dei processi di autoguarigione, dato che nel suo caso c’era anche una malattia fisica in corso.

Da questa scoperta all’introduzione della fiaba tra le mie tecniche di terapia psicosomatica, il passo è stato breve e naturale ed in tutti gli anni successivi ne ho costantemente verificata l’efficacia.

1) Innanzitutto la fiabazione è utilissima come strumento  conoscitivo, sia per il terapeuta che per il paziente. Infatti permette di comprendere delle dinamiche profonde, con una notevole rapidità e ricchezza di elementi. Se consideriamo l’intera fiaba come una rappresentazione completa, in termini figurati e simbolici, delle dinamiche interiori del soggetto che la produce, possiamo vedere subito quali sono gli elementi costituenti, quali sono le relazioni di alleanza o di opposizione, quali sono le forze su cui contare e gli ostacoli da superare, quali processi vanno compiuti e quali pericoli evitati.

2) Inoltre il solo fatto di rappresentare simbolicamente con una fiaba la propria situazione ha un immediato effetto terapeutico, perché avvicina dei processi profondi in corso, spesso inconsci e a volte anche corporei,  alla coscienza e ne facilità così la comprensione e la gestione.

3) Oltretutto l’immaginario costituisce un meraviglioso campo di esperimento, illimitato ed innocuo, delle possibili soluzioni ai problemi. A livello immaginario si possono provare e riprovare infiniti percorsi, seguendoli fino alle loro estreme conseguenze, alla ricerca delle modalità più appropriate di gestione di una difficoltà, senza incorrere nei danni e nei pericoli che un esperimento reale comporterebbe.

Nel corso degli anni ho esteso l’utilizzo della tecnica di fiabazione alla soluzione di problemi della più varia natura, uscendo ampiamente dall’ambito dei disturbi organici. Ho verificato che il metodo è utilizzabile anche per facilitare la soluzione di problemi relazionali, affettivi, emotivi, lavorativi, è applicabile efficacemente anche al problem solving  aziendale.